Tony Shafrazi:
“Ronnie Cutrone era un tipico esponente della tremenda vitalità emanata dai nuovi artisti. Lo avevo conosciuto nel 1977, quando lavorava ancora per Andy Warhol, e mi aveva colpito il suo umorismo demenziale. Con un pesante giubbotto sportivo addosso, e la faccia piena di schiuma da barba, mi fece entrare nel suo studio zeppo di giocattoli, fumetti, souvenir e migliaia di dischi. Era il paese dei balocchi. In quel periodo faceva bei disegni, molto spiritosi, su soggetti presi dalle pubblicità televisive, poi immagini tratte direttamente da libri da colorare, fumetti, illustrazioni scientifiche e scene bibliche. Infine era arrivata la serie di dipinti che usavano come tele autentiche bandiere di ogni parte del mondo. Ronnie era come un bambino cresciuto da solo negli ambietni piu’ selvaggi della vita newyorchese. Era sopravissuto grazie alla sua forma innata e avvertivo che aveva il polso della sua generazione.”
Ritratto di Ronnie Cutrone con fotomontaggio dell’opera “Evolutions” del 1981
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