Palazzo Taddei è uno scrigno, una macchina del tempo che ci silenzia e ci obbliga a ragionare su assi cartesiani diversi; è un grande gioco di specchi dove comprendere rifrazioni di una vita spesso troppo veloce per essere capita.
Molti sono gli agenti deformanti che influiscono sulla nostra capacità di leggere il reale.
Costrizioni sociali, stereotipi, credenze popolari. È la nostra visione deformata o è l’oggetto stesso ad esserlo? In una società che si è evoluta in modo così veloce e repentino, dove non ci si stupisce più di niente, c’è ancora spazio per il sogno? C’è ancora spazio per l’immaginazione?
Nella magnifica cornice di palazzo Taddei sì: ci ritroviamo senza parole, ammirando la grandezza della mente umana che si è spesa nella creazione di una realtà parallela fuori scala, solida ma allo stesso tempo scenografica, dove provare a fare il punto su noi stessi, su chi siamo, tenendo lontano il frastuono frenetico del quotidiano che da qui, magicamente, sentiamo solo come una lontana eco.



