È stata inaugurata ieri un’ampia retrospettiva dell’artista italo-americano Francesco Clemente al Museo Albertina di Vienna, in occasione dell’acquisizione da parte del museo della Collezione Jablonka, che comprende diverse opere importanti dell’artista. Alle opere della Collezione Jablonka ne sono state affiancate altre, provenienti dalle collezioni dell’Albertina. L’esposizione è costituita da grandi cicli di opere su tela e su carta dagli anni ’80 a oggi.
Un focus particolare è stato dedicato agli autoritratti di Clemente, dove si mescolano impressioni ed esperienze, storie e miti, chiaramente visibili nella sua produzione. Prosegue poi attraverso una foresta di segni e visioni fantastiche, tratte dalle carte dei Tarocchi o dalla Cabala ebraica o ispirate all’immaginario di altri artisti.
La mostra considera anche la vita e i viaggi dell’artista, tracciando il suo tempo trascorso in Italia, India e Stati Uniti, dove vive attualmente, e le impressioni a cui ha dato forma. Grazie ai suoi numerosi spostamenti, l’artista riesce infatti a innestare nella tradizione artistica italiana le sue tante fonti di ispirazione: le filosofie orientali, i miti della classicità, le teorie teosofiche di Rudolf Steiner, il pensiero di Arthur Schopenhauer e di Friedrich Nietzsche e la poesia beat di Allen Ginsberg.
Infatti, l’artista è caratterizzato da un nomadismo intellettuale, che lo rende capace di assorbire e assimilare simboli e stimoli da fonti lontane, dando vita a un linguaggio pittorico inconfondibile.








