Umar Rashid

Made in L.A. 2020: a version

Hammer Museum

17 aprile - 1 agosto 2021

Made in L.A. 2020 è organizzata dall’Hammer Museum con la collaborazione dii The Huntington Library, Art Museum, and Botanical Gardens. In entrambe le sedi vengono presentate opere di 30 artisti con sede a Los Angeles. La mostra presenta nuove installazioni, video, film, sculture, performance e dipinti, molti commissionati appositamente per la mostra.

Finanziato grazie alla generosità dei filantropi e collezionisti d’arte di Los Angeles Jarl e Pamela Mohn. Tre premi per un totale di $ 150.000 saranno assegnati agli artisti della mostra: il Mohn Award, il Career Achievement Award – entrambi selezionati da una giuria professionale – e il Premio di riconoscimento pubblico, che viene determinato attraverso i voti espressi dai visitatori della mostra. I visitatori potranno votare in entrambe le sedi espositive.

Tra le opere esposte possiamo trovare anche quelle di Umar Rashid. L’artista utilizza la scrittura, l’illustrazione, la pittura e la scultura per raccontare narrazioni storiche alternative che fanno riferimento a culture, geografia e tempo passati. Al centro delle sue opere è presente una rivisitazione della pittura, della storia romantica e delle scene coloniali del diciottesimo secolo. Rashid si allontana dalle dicotomie semplicistiche, sfidando lo spettatore con un linguaggio iconografico complesso composto da arcani sistemi di classificazione, mappe e diagrammi cosmologici. Il suo lavoro è ricco di riferimenti culturali riconoscibili che partono da materiali storici come geroglifici egizi, arte del libro mastro, pittura in miniatura persiana e manoscritti coloniali spagnoli illustrati arrivando a fenomeni più contemporanei con l’hip- hop anni ’80 e ’90. Accanto a queste fonti identificabili ci sono storie inventate da Rashid che assume il ruolo di quello che si potrebbe chiamare un favolista.

Nel suo trittico, Rashid presenta l’immaginaria Battaglia di Malibu. Dipinta in uno stile ingenuo e riempita da immagini moderne di Malibu. La composizione esplora le gesta marittime dei popoli Tongva e Chumash. All’interno del lavoro appaiono elementi cosmologici che hanno riferimenti religiosi e spirituali del tempo. Lo stile semplicistico dell’opera e l’impostazione del paesaggio marino sono in contrasto con l’opera di Rashid esposta a The Huntington (The Huntington, Library, Art Museum and Botanical Gardens, LA), la quale raffigura uno sfondo montuoso, reso in uno stile romantico e pittorico. l modo in cui vengono presentate le figure in questa opera è ispirato ai ritratti dell’era hip-hop del fotografo Jamel Shabazz, e vogliono far riflettere su ciò che l’artista considera “lo stigma della collaborazione coloniale tra i belligeranti”. Queste due opere dialogano anche con i due emisferi di Los Angeles: uno marittimo a ovest e uno montuoso a est. Il titolo della serie, Crossing the Ruby Construct, fa riferimento al Rubicone, un fiume della Roma repubblicana che, attraversato dalle forze di Gaio Giulio Cesare, collaborò alla cadura della repubblica favorento l’ascesa dell’impero.

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