Attraverso la sua pratica multidisciplinare – che include dipinti, disegni, prodotti tessili, e una nuova scultura multimediale creata per la sua esibizione – Umar Rashid attinge sia dalla storia che dalla fantasia per creare narrazioni epiche che esaminano come il potere culturale e politico si stabilisce e come può essere abbattuto. La prima mostra personale di Rashid a New York comprende più di 30 nuove opere che segnano il capitolo finale della sua serie corrente “Ancien Regime Change”.
La serie si richiama al XVIII secolo e ai regimi coloniali, mentre esplora, attraverso una ricerca approfondita, un periodo critico di sconvolgimento globale e di trasformazione moderna. Per quanto riguarda i nuovi lavori presenti all’interno della mostra, Rashid fa riferimento in modo specifico alla storia di New York.
Utilizzando una serie di fonti, il lavoro di Rashid abbraccia imperi reali e immaginari, così come figure che vanno dall’antichità alla cultura popolare. Nelle sue composizioni Rashid attraversa periodi, luoghi e culture, citando fonti che includono il manoscritto europeo del XVIII secolo “byōbu” (pittura decorativa giapponese), miniature persiane, divinità Yoruba, cosmologie dell’antico Egitto e rapper americani. Il processo di ricerca di Rashid libera gli eventi culturali dalle narrazioni dominanti e invece propone contronarrazioni e fabulazioni critiche. Le figure si muovono tra le opere, le battaglie sono combattute, i vincitori catturano il loro bottino, i perdenti si ritirano, e la narrazione spinge avanti.
Mettendo in primo piano persone di colore nei suoi dipinti, Rashid fa riferimento alla cancellazione dei ruoli chiave che le persone storicamente emarginate hanno avuto nella costruzione e decostruzione della storia occidentale. All’interno della sua pratica, diverse posizioni e riferimenti si scontrano per rivelare la molteplicità tra tempo e luogo, liberandosi da un passato statico ed entrando in uno che viene costantemente modellato nel presente.






Ph: Josh Schaedel